L’olio di semi è davvero salutare o stai sbagliando tutto?

L’olio di semi evidenzia un prodotto dalla grande diffusione in senso generale nella cucina, in quanto corrisponde anche a delle varianti che con delle opportune eccezioni, cosituiscono una buona diversificazione garantendo anche al consumatore una buona possibilità di scelta in ambito di prezzo. Ma l’olio di semi “fa bene”?

Composizione dell’olio di semi

“Olio di semi” corrisponde ad una categoria a dir poco ampia, diversificata e complessa che da sempre porta una serie di discussioni in merito. Costituisce largamente il gruppo di oli alimentari, vegetali, più ampio e diversificato, ottenuti tramite la spremitura di vari semi, e la lavorazione di questi. L’olio di semi viene impiegato prevalentemente per la cottura ma anche per il condimento.

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Alcune varietà, ad esempio l’olio di sesami e l’olio di cocco sono anche utilizzati per le capacità aromatiche che riescono a dare ai cibi oltre a modifcarne il sapore. La composizione dell’olio, in senso generale è corrisposta prevalentemente da grassi, polisaturi e monosaturi, diversi per quantità e tipologia.

La scelta dell’olio spesso deriva dall’utilizzo che intendiamo farne, a partire dal tipo di cottura, ad esempio la frittura ma anche come condimento vero e proprio, però andrebbe analizzato anche nell’aspetto “a lungo termine”, verificando come è stato sviluppato e cosa contiene anche sull’etichetta, in particolare le tipologie di grassi.

Perchè possono fare male

Gli oli di semi sono differenziati ma costituiti come detto da sostanze grasse di provenienza ovviamente vegetale, generalmente sono più “sbilanciati” nella variante calorica ma anche nella presenza di elementi come minerali e vitamine. La composizione di questi spesso viene identificata come eccessiva di grassi saturi, che può avere un impatto sulla salute.

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In particolare quella della salute cardiovascolare, inoltre alcune varietà specifiche sono maggiormente problematiche specialmente a causa della loro componente che porta l’organismo a soffrire maggiormene di infiammazioni. Inoltre spesso non sono adatti a cotture particolarmene aggressive, in quanto presentano delle difficoltà a mantenere una struttura solida ad esempio nel punto di fumo.

Un olio di semi che supera questo punto di fumo tende a degradarsi e sviluppare le tipiche macchie scure sui cibi, che sono potenzialmente dannose, anche cancerogene, inoltre la loro digeribilità è spesso considerabile “meno facilitata”. In senso generale l’olio di semi non dovrebbe mai essere l’unica variante costituita da grasso vegetale in una dieta.

Gli aspetti positivi

Va anche ribadito che gli oli di semi non sono così “devastanti” come spesso si legge o si sente anche sul web: non esistono correlazioni ufficiali tra il loro consumo non eccessivo ed alcune malattie, alcune variati infatti come quello di semi di arachidi e girasole possono essere alternativamente impoiegati per le fritture o altre cotture.

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Resta il problema dell’eccesso che può scaturire in infiammazioni e difficoltà digestive, ma con una moderazione dell’uso e rispettandone le capacità di cottura questi costituiscono comunque un buon apporto di vitamine in particolare quella E, e diversi sali minerali. Inoltre la buona differenziazione garantisce anche una forma di scelta maggiore.

Va maggiormente evitato invece quello di semi vari che spesso è costituito da vari elementi selezionati ma che possono essere complicati in fase digestiva anche per chi ha lo stomaco “forte”, specialmene se questi rientrano in un ambito di abitudine abbastanza frequente.
Essenziale ricordare che per i condimenti l’olio EVO resta il migliore.

Quale è adatto per le fritture?

Tutti gli oli vegetali principali come quello di girasole, di mais e di arachide sono adatti alla frittura ma è quasi sempre meglio consigliare quello di oliva o ancora meglio extra vergine di oliva. Seppur “più grasso”, quello d’oliva infatti mantiene al meglio le caratteristiche e proprietà cme una buona equilibratura tra i vari Omega 3 e 6.

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Inoltre ha un punto di fumo mediamente più elevato e può portare i cibi ad essere effettivamente arricchiti anche dal punto di vista del gusto. Per friggere in quantità non eccessive possono andar bene varietà come l’olio di semi di arachide o girasole, a patto di restare sempre sotto il punto di fumo,

Non esiste quindi una ragione vera per “evitare” in toto l’olio di semi, in senso generalizzato essendo come tanti altri un elemento che profondamente fa parte della nostra ma anche di tante altre culture. Nessun cibo “uccide” direttamente o, se utilizzato in modo abbastanza responsabile riesce ad essere dannoso.

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