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Avene resistenti: un problema in espansione

Il fenomeno interessa molte regioni italiane del Centro-Sud, tipicamente cerealicole, pur mostrandosi alcune popolazioni resistenti anche in Veneto ed Emilia-Romagna.
Le principali contromisure sono le rotazioni colturali e le modalità d’azione degli erbicidi.

Resistenza agli erbicidi

Il problema delle resistenze agli erbicidi è ormai acclarato da alcuni decenni, complicando i programmi di diserbo in diverse regioni italiane e su molteplici colture. Fra le specie divenute resistenti nel tempo appare anche l’avena, come per esempio l’Avena sterilis, pianta dal ciclo invernale-primaverile tipicamente infestante di tutti i cereali autunno-vernini coltivati in Italia.

avena sterilis - approfondimenti ASCENZA

Questa specie è molto competitiva con la coltura, grazie alla sua crescita veloce e alla taglia elevata. A conferma, in tarda primavera l’avena spicca chiaramente nei campi di grano, superandolo in altezza di diversi centimetri. A favorirne la presenza sono essenzialmente la monosuccessione, specialmente se abbinata all’uso reiterato di pochi erbicidi dai modi di azione pertanto limitati. Inoltre, i semi di avena possono essere trasportati di campo in campo dalle attrezzature e dalle macchine agricole, rendendone la gestione ancor più complessa grazie alla spiccata scalarità di nascita che questa specie mostra possedere.
Particolarmente prolungata appare infatti la finestra di germinazione, con l’emergenza delle plantule che parte dall’autunno e prosegue fino a inizio primavera. A peggiorare ulteriormente il quadro, la vitalità dei semi nel suolo che può toccare diversi anni. Ciò riduce l’efficacia sia dei trattamenti erbicidi, sia delle rotazioni, sia delle lavorazioni meccaniche.

Avene resistenti: un problema in espansione

Le proliferazioni di popolazioni resistenti di avena sono favorite in special modo negli areali di coltivazione di grano duro e tenero, soprattutto in caso di monocoltura oppure di rotazioni corte e limitate quanto a specie di interesse agrario.
Le resistenze al momento registrate interessano gli erbicidi che inibiscono l’enzima Acetil-CoA Carbossilasi, noti quindi come ACCasi, appartenenti al Gruppo HRAC A. In tale gruppo sono inclusi per esempio graminicidi come clodinafoppropargyl, diclofop metile, fenoxaprop p-etile, ma anche il più recente pinoxaden.

coltivazioni di grano - approfondimenti ASCENZA

Ma non solo di resistenze agli ACCasi si parla, essendo alcune popolazioni di avena divenute nel tempo resistenti anche agli inibitori della sintesi degli aminoacidi (ALS inibitori, Gruppo HRAC B). Dopo i primi casi registratisi all’inizio degli anni ’90, il problema delle avene multiplo-resistenti si è progressivamente diffuso in diverse regioni italiane, in special modo al Sud, come Basilicata, Puglia e Sicilia. Con minor frequenza, però, le segnalazioni hanno poi toccato anche altre regioni, come Abruzzo, Emilia-Romagna, Lazio, Marche e Veneto.
Ciò suggerisce come tale fenomeno si stia espandendo anche in regioni originariamente non toccate dal problema, richiedendo una crescente attenzione da parte di chi pianifica i programmi rotazionali e di diserbo. Va da sé, infatti, che appare inutile rotare fra loro colture diverse se poi gli erbicidi impiegati appartengono comunque alle medesime famiglie chimiche di quelli impiegati su frumento.

Alcuni consigli pratici di prevenzione

Oltre alla monocoltura e alla rotazione troppo stretta delle colture e dei modi di azione, a contribuire allo sviluppo delle resistenze sono anche la scarsa omogeneità di applicazione, dovuta per esempio a inadeguate tarature delle botti da diserbo. Deleteria pure l’arbitraria scelta di abbassare le dosi di applicazione. Ancora, giocano a favore delle resistenze anche i ritardi rispetto al timing corretto di applicazione, poiché ciò permette a un numero maggiore di piante di evadere dal trattamento. Viene cioè aumentata la probabilità che fra queste si celi qualche individuo meno sensibile alle sostanze attive impiegate.
Fra le tecniche miste, agronomiche e fitosanitarie, che possono essere utili in tal senso spicca poi la falsa semina. Tale pratica permette l’impiego di diserbanti non selettivi, eliminando le infestanti nelle prime fasi di crescita. Il vantaggio di tale approccio può però essere diminuito dalla forte scalarità di emergenza, come nel caso dell’avena, come pure genera un ritardo nella semina della coltura che può ripercuotersi sulla produttività finale.
Ove sia possibile, anche le lavorazioni meccaniche, profonde e superficiali, possono contribuire al contenimento del problema, pur ricordando che tali soluzioni collidono con i più moderni approcci della agricoltura conservativa e di precisione, divenendo sconsigliabili negli areali collinari ove il rischio di erosione dei suoli sia elevato.

Il ruolo dei pre-emergenza

In alcuni casi può essere utile iniziare il controllo autunnale delle avene già in pre-emergenza, oppure in post precoce, applicando graminicidi come flufencet (solo su frumento tenero), oppure dicotiledonicidi che mostrino però un’azione collaterale anche su graminacee, come per esempio diflufenican. Tali prodotti residuali sono utili proprio in considerazione della forte scalarità di nascita di questa specie, semplificando poi i successivi trattamenti di post-emergenza a fine inverno.